La radio una vecchia amica che sa rinnovarsi
Dalle origini dello streaming alle nuove tecnologie un media sempre al passo coi tempi
Lo streaming, ossia un flusso di dati audio/video trasmessi da una sorgente a una o più destinazioni tramite una rete telematica. Questi dati vengono riprodotti man mano che arrivano a destinazione.(fonte wikipedia), nasce ufficialmente nel 2005 da una idea (manco a dirlo) proveniente dalla Cina.
Coolstreaming, questo il nome del servizio, nacque nel marzo di 15 anni fa come supporto al primo programma p2p-tv (per farla semplice da una parte qualcuno metteva a disposizione un flusso audio/video da poter vedere, dall’altra parte qualcun altro aveva la possibilità di visualizzarlo); ciò che rendeva questo software interessante, era la possibilità di vedere le partite di calcio, anche quelle di Serie A, in modo completamente gratuito, anche se in lingua cinese e con qualità molto bassa.
Coolstreaming ebbe vita breve, ma molti altri software P2PTV seguirono le sue orme, primi fra tutti PPLive, PPStream, Feidian, TVAnts e Sopcast; tra tutti questi solamente l’ultimo è ancora piuttosto attivo ed utilizzato.
Nello stesso anno (il 2015) nasce Youtube, una vera rivoluzione, che alla idea della p2p-tv aggiunge quella del video sharing, ossia la possibilità di condividere su una piattaforma web contenuti multimediali di ogni tipo.
Da quel lontano 2005, di acqua sotto i ponti ne è passata, o meglio sarebbe dire di byte in rete ne sono transitati, ed oggi lo streaming online è una costante delle nostre giornate.
A chiunque capita di vedere un video, seguire una diretta, ascoltare una canzone, sentire una radio, anche perché se al tempo era necessario avere a disposizione un PC, oggi la vita si è fatta più smart, e gli strumenti multimediali sono davvero infiniti: consolle, cellulari, TV, tablet … siamo circondati da device che ci permettono di essere connessi ma soprattutto interconnessi, per non parlare di siti, piattaforme ed app che fanno dello streaming il loro punto di forza.
Ora, se lo streaming era conosciuto ed usato prima dell’emergenza COVID-19, con il lockdown ha trovato una nuova vita: A dare dei numeri concreti a riguardo ci pensa l’analisi realizzata dal Lab R&D di Alkemy su Twitter, Reddit e Google Trends, dalla quale risulta un’evidente crescita dello streaming legale, nonché della pirateria online.
Dallo studio incrociato di oltre 3.300 tweet nell’arco di tempo che va dal 1 febbraio al 7 aprile 2020, è emerso come la comunicazione sulle piattaforme streaming a livello internazionale non solo è stata alta, ma ha suscitato un forte coinvolgimento.
L’account più attivo su Twitter è stato Netflix (con il 40,6% dei tweet pubblicati), seguito da Prime Video di Amazon (34,3%) (i due colossi contano assommati tra loro oltre 300 milioni di utenti, con una previsione al raddoppio entro il 2024), Disney Plus (10,3%), Mixer (10%) e Twitch (4,8 %).
Gli hashtag più utilizzati invece sono stati #stayathome, #china, #gaming; e se su Google Trends i dati hanno evidenziato una notevole crescita nella ricerca delle parole “free streaming” e “streaming”, anche su Reddit molte persone hanno cercato alternative alla tv puntando a vari siti di streaming.
Fin qui i dati sui flussi video, discorso a parte merita un mondo che appartiene a zak, le radio, e nello specifico quelle che oltre alla tradizionale FM sfruttano il web per le loro trasmissioni: costretti a casa dalle misure di contenimento del contagio e con molto tempo libero in più, lo abbiamo appena detto, abbiamo moltiplicato i nostri consumi mediatici, e se la radio era prevalentemente ascoltata nel cosiddetto drive-time, ha trovato vigore nel nuovo sofa-time.
Da una ricerca di GFK per Tavolo Editori Radio (dal titolo “L’ascolto della radio ai tempi del covid-19”), emerge che, mentre è diminuita sensibilmente la percentuale di italiani che ascoltano la radio durante i tragitti in macchina (da oltre il 73% di prima dell’emergenza coronavirus a poco meno del 34%), è aumentata quella di chi ascolta la radio in casa (da circa il 48% a oltre il 70%).
Scorrendo la ricerca, si scopre che agli apparecchi radio tradizionali, gli ascoltatori preferiscono i supporti digitali, e nello specifico, la funzione radio dei cellulari è stata scelta del 27% degli ascoltatori (25% prima del lockdown), gli home assistant hanno avuto la preferenza da circa il 6%, ma, a farla da padrona sono i siti web e le app delle radio, utilizzati da oltre il 60% dell’audit.
Un trend quest’ultimo che va a sicuro vantaggio delle emittenti radiofoniche che sfruttano le tecnologie di trasmissione più avanzate.
La ricerca GFK, ancora, svela che in quarantena, almeno il 62% degli italiani ha considerato la radio un’amica vicina ed a supporto, all’incirca il 59% l’ha ritenuta una fonte di relax, allegria ed emozione; infine, forse anche grazie ai radio mob organizzati durante la clausura forzata, una fetta di italiani (almeno il 30% in più) si è sentita più unita agli altri, e “parte degli sforzi collettivi” (+26%) nella lotta al coronavirus.
Insomma la radio è una vecchia amica, che ha saputo rinnovarsi, e grazie alle nuove tecnologie trovare strade diverse per rimanere vicino a chi ne aveva bisogno.