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Lettera aperta al riconfermato Sindaco di Trapani all'indomani dell'esito elettorale.
Leggi tutto l'editorialeL'editoriale di Nicola Baldarotta
Caro Tranchida
Caro Giacomo Tranchida, Sindaco di Trapani riconfermato, ci conosciamo per soli motivi professionali e non certamente per amicizia (laddove per amicizia si intende un rapporto che va oltre il lavoro e si ciba di intimità e confidenze che, appunto, non concedi agli altri), e mi sento di scriverti questa lettera aperta da cittadino trapanese che vuole concederti un’altra chance.
Il voto di domenica e lunedì, lo sai benissimo, ti ha chiaramente detto che non sei riuscito ad entrare nel cuore dei trapanesi. Sinceramente non ricordo di un così diffuso sentimento di antipatia nei confronti di un Sindaco di Trapani e faccio sto lavoro da trent’anni, anzi trentadue.
C’è un problema e io non voglio iscrivermi al partito di quelli che dicono che il problema sei necessariamente tu. Ma serve un cambio netto e radicale per ricostruire il rapporto di pace che bisogna assicurare a questa città. No, non mi riferisco alla pace fra quanti fate politica, quella non mi importa e non mi impaurisce.
Mi impaurisce, invece, il sentimento di scoramento che ho percepito nei trapanesi. Non ci credono più. In te e nei tuoi collaboratori.
Eppure io so che sei uno che lavora e si dedica h24 alla causa che sposa, ma serve che tu lo dimostri anche a chi, diversamente da chi bazzica nelle stanze della Cosa Pubblica (come un giornalista, ad esempio), vuole vedere risultati concreti. E vuole vedere che c’è davvero amore per questa città e per i suoi cittadini.
Trapani ti vuole vedere in giro e vuole vedere il sudore dei collaboratori che sceglierai. Il segnale è stato chiaro.
Buon lavoro di cuore.