Rino Sciuto, da Buseto a Roma fra l'Arma dei Carabinieri e la passione per la scrittura

Storia di una determinazione e di "una amica che non ha mai conosciuto"

Rino Sciuto, da Buseto a Roma fra l'Arma dei Carabinieri e la passione per la scrittura

L’immensità di Roma riflette le molteplici storie che hanno il diritto di essere raccontante. Abbiamo parlato in precedenza dei giovani trapanesi che si trovano nella capitale le cui dinamiche future sono ancora incerte se pur cariche di rassicurazioni. Ma tra i tanti trapanesi nella capitale c’è chi ormai vive da anni a Roma e ha fatto di lei la sua casa, uno di questi è Rino Sciuto. 

Rino Sciuto aveva solo vent’anni quando decide di lasciare Buseto Palizzolo: dopo essersi destreggiato in vari mestieri decide di dare una svolta alla sua vita facendo domanda per entrare nelle forze armate di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza. Risulta vincitore al concorso per Carabinieri e successivamente anche per le Fiamme Gialle ma opta per rimanere in divisa nero e rossa. Durante il suo corso da Carabiniere semplice decide di “prendere la palla al balzo” partecipando al concorso per sottoufficiali – precedentemente conosciuti come brigadieri e ad oggi come marescialli –. Nel frattempo, però, la sua promozione a Carabiniere lo trasferisce a Napoli, nella quale soggiornerà per breve tempo giacché risulta vincitore al concorso per sottoufficiali e viene trasferito nel 1986 a Roma, meta che gli regalerà «una bellissima esperienza quinquennale».

Dopo la sua esperienza da comandante di stazione in un paesino di provincia, stravolge la sua vita alzando ancora una volta l’asticella, decide infatti di entrare nei R.O.S (Raggruppamento operativo speciale): nel quale svolgerà ventiquattro anni di brillante carriera fino al termine del suo servizio nel 2017. Rino racconta l’esperienza dei ROS con grande grinta ed entusiasmo, un incarico nel quale ha avuto modo di mettersi in gioco e di fare innumerevoli esperienze dato che «dopo la cattura di Toto Riina nel 1993, i ROS erano diventati la punta di diamante dell’Arma dei Carabinieri».

Un mestiere che lo spinse ad evolversi destreggiandosi nei vari reparti specializzati: dalla criminalità organizzata alle associazioni mafiose, dal riciclaggio di denaro internazionale fino a dedicarsi negli ultimi sette anni ai crimini violenti che lo portarono ad occuparsi di alcuni dei casi con più alto impatto mediatico a livello nazionale, come l’omicidio del bambino Loris Stival – ucciso dalla madre a Santa Croce Camerina di Ragusa – e il caso di Roberta Ragusa, uccisa a San Giuliano Terme di Pisa. Fu la cura e il suo forte legame per questo ultimo caso che lo spinsero a cimentarsi nella scrittura. 


Prese la penna in mano con lo scopo di raccontare nel dettaglio quegli anni di indagini, piste, interrogatori e possibili moventi che fanno del suo primo libro “Roberta Ragusa. L'amica che non ho mai conosciuto” un vero e proprio diario d'indagine delineando nel dettaglio il percorso investigativo svolto.


Rino Sciuto, da Buseto a Roma fra l'Arma dei Carabinieri e la passione per la scrittura

Sciuto mette piede per la prima volta a Pisa nel 2012 quando viene assegnato al caso di Roberta Ragusa, un caso estremamente difficile. Dopo quattro anni di indagini non si riuscì a ritrovare il corpo, ma nonostante i numerosi punti cechi e i depistaggi del marito, a pagare per quell’omicidio fu quest’ultimo: Antonio Logli condannato a vent’anni di reclusione avente come movente una relazione extraconiugale con la babysitter di famiglia. 
Rino parla di Roberta con parole cariche di amarezza a causa del mancato ritrovamento del corpo, ma sfumate da qualche accenno di fiducia e di speranza, tipico di chi non ha ancora demorso. Dopo aver seguito e ascoltato le esternazioni dell’entourage di familiari fatte nell’estate del 2020 – che volevano dipingere Roberta come una donna che si era volutamente allontanata per andare verso mete esotiche, decidendo di abbandonare consapevolmente i suoi due figli – Rino decide di parlare per lei, mettendo nero su bianco la verità per poter scagliare una lancia a favore per una donna la cui giustizia non era stata ottenuta pienamente. Nero su bianco, senza filtri, vengono riportate e analizzate le intercettazioni tra il marito Antonio e l’amante Sara Calzolaio, ai margini delle quali fa il suo commento personale. Un libro carico di vicende e vessillifero di veritas che molti lettori, ai quali è stato a cuore il caso, hanno apprezzato enormemente.

Ormai da quattro anni in pensione l’ex Luogotenente ha deciso di continuare la sua carriera da scrittore, all’orizzonte infatti ci sono già due progetti: un terzo libro di cui ha già cominciato la stesura, relativo sempre ad un fatto di cronaca ma con una cornice di aneddoti legati al suo lavoro - del quale però si conserva di dare dettagli al momento - e un quarto che si concentrerà nel delineare un suo ritratto autobiografico.

Rino Sciuto, da Buseto a Roma fra l'Arma dei Carabinieri e la passione per la scrittura