Viva España!

Riflessione sociologica sulle differenze fra la penisola italica e quella iberica, partendo dallo sport

Viva España!

Di Vincenzo Scontrino

A me spiace davvero tanto quello che sto per dire, ma lo devo dire, per condividere un’esperienza e avviarvi ad una riflessione. È da una vita che viaggio in Spagna, più di trent’anni. La conosco tutta da nord a sud, da est ad ovest. E ho assistito alla trasformazione di quel Paese. Da nazione considerata povera a nazione ricca e all’avanguardia, da nazione senza infrastrutture a nazione con autostrade come tavoli da biliardo, aeroporti e porti, da Paese con tradizioni sportive limitate a Paese che domina il calcio ed il basket mondiale, il tennis, la pallamano e ancora altro. Non è il Bengodi, ci sono problemi anche lí, ma hanno un grande orgoglio nazionale che li ha portati a confrontarsi e risolvere, con un processo ancora in corso ma in fase di risoluzione, le spinte disgregatrici. Il popolo spagnolo è meraviglioso, legato alle sue profonde tradizioni che guai a chi le tocca o le mortifica, un popolo che ha saputo crescere con l’obiettivo di rappresentare un punto di riferimento mondiale. Se entravate in un qualsiasi bar spagnolo trent’anni fa, avreste trovato cartacce e mozziconi di sigarette ovunque, oggi no. La Spagna sembra la Svizzera, quanto a pulizia. Significa che il popolo spagnolo ha saputo cambiare mentalità. 
Ecco qual è il senso di una reale spinta riformatrice che viene dalla buona politica, cambiare il volto di una Nazione. In quarant’anni i politici spagnoli hanno cambiato il volto della Spagna. 
Guardiamo in casa nostra e cosa vediamo? Una nazione con infrastrutture fatiscenti ad eccezione di alcune realtà, un sud che non è mai decollato e che oggi attraversa una crisi economica e sociale senza precedenti, un paese sempre più spaccato, i cittadini che hanno smesso di fare i cittadini e seguono l’esempio della politica, tutto è in vendita a prezzo di saldo e la continua emorragia di giovani ne è la triste conferma. Lo sport nazionale è lo specchio: i procuratori si arricchiscono danneggiando i club che ormai, essendo in mano straniere, mungono anch’essi, nel disinteresse della Federazione che appare immobile e incapace. Così il basket, che fino agli anni 80 ci vedeva protagonisti in Europa. 
Non esiste politica industriale, turistica, bancaria. È tutto un “a cu afferra un turco”.
Non possiamo e non dobbiamo andare avanti così. Qualcuno sostiene (complottisti?) che ci sia un disegno mirato contro l’Italia. Io non so a cosa credere, certo è che così non possiamo andare più avanti. E la prima riforma deve essere il ritorno delle preferenze perché i parlamentari devono rendere conto a noi e non ai partiti. Perché i partiti non contano nulla, contiamo noi. Ed è ora che ricominciamo a contare.