Morte Salvatore Ciaravino, il cordoglio e il ricordo dell'avvocato Dario Safina deputato regionale

"Ha insegnato la professione senza troppi fronzoli"

Morte Salvatore Ciaravino, il cordoglio e il ricordo dell'avvocato Dario Safina deputato regionale

Caro Direttore,

ti chiedo di pubblicare questa nota, anche se non parlerò di politica, di Governo Regionale, legge di stabilità o Partito Democratico.

Oggi, è un giorno triste, probabilmente uno dei più tristi della mia vita e scrivere non è facile, anche se non posso esimermi dal farlo, perché non posso non ricordare un grande uomo, l'avvocato Salvatore Ciaravino, per me solo l'Avvocato: così lo chiamavo e quando utilizzavo questo vocabolo e lui sentiva la mia voce sapeva che a lui mi stavo rivolgendo.

La vita è sicuramente legata al merito, all'impegno che ciascuno di noi profonde nelle cose che fa e per gli obiettivi che intende perseguire e raggiungere.

Però è anche legata agli accadimenti fortuiti, alla fortuna come si suole dire: ebbene, io ho avuto una grandissima fortuna, quella di incontrare sulla mia strada l'Avvocato Ciaravino e divenire suo allievo, probabilmente l'ultimo.

Ho trascorso insieme a lui 15 anni della mia vita, tutti i primi anni della mia professione, nulla di ciò che ho fatto in quei 3 lustri non l'ha visto coinvolto, per un consiglio, per una scrittura a 4 mani, per uno studio approfondito di questioni di diritto.

Tutto avveniva mantenendo sempre la barra dritta, nel rispetto di un principio per lui sacro nella professione: difendere al meglio i nostri patrocinati, significava ossequiare i principi costituzionali e pertanto era nostro dovere valorizzare una sola ragione anche dinnanzi a mille torti.

Non dimenticherò mai quelle lunghe camminate lungo le strade del centro. Le passeggiata per il caffè, per andare a comprare un libro, per incontrare un amico o un cliente o in libreria dai miei genitori, divenivano l'occasione per disquisire dei nostri casi, delle novelle normative, delle sentenze che avevamo letto sulle riviste o che avevano concluso i nostri giudizi.

Occasioni fondamentali: erano il suo modo di insegnare a me e agli altri la professione, senza troppi fronzoli ma sono certo con grande affetto per chi aveva l'opportunità di camminare con lui a passo velocissimo.

E poi gli incontri nel corridoio dello studio, il nostro pensatoio: ci si incontrava entrambi a camminare con le mani dietro la schiena - mia moglie ancora oggi dice che sono proprio come l'avvocato Ciaravino, ma non ne sarò mai all'altezza - per decidere come affrontare una questione e si finiva sempre con la mia solita domanda: "avvocato lei cosa ne pensa?" e lui rispondeva "partirei da questo punto, intanto scrivi e poi lo leggiamo insieme".

Lo leggevamo insieme e lui con la massima attenzione lo correggeva senza mai dirti "bravo" o "cosa combini?". I suoi complimenti arrivavano con la penna rossa; quando eri stato bravo veniva usata di rado e le pagine venivano lette con rapidità ed attenzione; quando non eri stato all'altezza, con la stessa lucidità ma senza mai essere mortificati, veniva tagliato tutto, con l'indicazione di come intervenire.

Sino al punto in cui, Giovanni saprà capire, – da uomo e professionista umile qual era - ti domandava un parere su come avrebbe dovuto affrontare una questione. In quel momento ti riconosceva tra i suoi colleghi, affermava che il tuo percorso di allievo si era concluso e quello per me, che ho avuto il piacere di servire la mia città ed ho il privilegio di servire i Siciliani, rimarrà sempre il più grande dei riconoscimenti.

Non so che fine farà la sua anima, non ho il dono della fede e nemmeno Salvatore l'aveva (questa volta mi concedo il TU) ma sono certo che vivrà per sempre nei miei pensieri.