Eurofighter precipitato a Trapani, la denuncia della famiglia Altruda: «La causa un'avaria al velivolo»
I familiari del pilota morto lo scorso 13 dicembre chiedono di far luce sul disastro aereo
Vogliono vederci chiaro i genitori del capitano Fabio Antonio Altruda sulle cause che hanno provocato il disastro aereo dello scorso 13 dicembre nelle campagne di Misiliscemi mentre rientrava all’aeroporto di Birgi e che è costato la vita al loro amato figlio.
Nell’esposto denuncia depositato per loro conto presso la Procura della Repubblica di Trapani dall’avvocato trapanese Fabio Sammartano, il padre Fernando, la madre Marilena e il fratello Alessandro, si dichiarano convinti che “la causa del disastro aereo sia da imputare esclusivamente al sopraggiungere di una importante avaria al velivolo verosimilmente dovuta ad una cattiva e/o omessa manutenzione del mezzo”.
Nelle cinque pagine depositate in Procura lo scorso 31 dicembre, i familiari del capitano Altruda ripercorrono la carriera dell’ufficiale 33enne sottolineando che “era un pilota militare assai esperto: aveva dapprima frequentato il 217° corso della Scuola Militare Nunziatella di Napoli, nel 2007 era entrato a far parte del corso “Ibis V” dell’Accademia Aeronautica di Pozzuoli e poi nel 2021 veniva assegnato in forza al 37° Stormo di Trapani maturando all’attivo centinaia di ore di volo effettuate anche in attività Euro-N.A.T.O. fuori dai confini nazionali”.
E ricostruiscono le ore di quella tragica giornata che hanno preceduto il disastro aereo. “Il capitano Altruda - si legge ancora nella denuncia dei familiari - era partito dall’aeroporto militare di Trapani alle ore 9.00 circa volando in coppia con altro identico velivolo militare per dirigere verso l’aeroporto militare di Istrana (in provincia di Treviso, ndr) nell’ambito di una missione operativa (non esercitazione) finalizzata a scortare un velivolo militare statunitense”.
Dunque, secondo la ricostruzione dei familiari, Fabio Altruda non si sarebbe alzato in volo insieme ad un altro pilota per una semplice esercitazione ma per una missione operativa, tant’è si legge ancora in un altro passaggio dell’atto depositato in Procura, che l’areo che stava pilotando era “con equipaggiamento armato”.
“I due militari – continua la ricostruzione dei familiari - all’esito di quella missione avevano pranzato ed anche riposato presso i locali dell’aeroporto di Istrana, riprendendo il volo di ritorno alle ore 16.50 circa della medesima giornata per rientrare all’aeroporto di Trapani, comunicando in costante contatto radio tra loro, e così regolarmente fino al momento della sciagura in argomento”.
Da qui la convinzione della famiglia Altruda che l’unica causa del disastro aereo sia da imputare ad una avaria del mezzo e non certo ad un errore umano e la richiesta che “l’estrapolazione e la gestione delle informazioni contenute nei supporti di bordo Crash Survival Memory Unit Assy (C.S.M.U.A.) e Remote Memory Module (R.M.M.), contenenti i dati di bordo e le informazioni tecniche relative al volo, vengano raccolte ed elaborate NON dall’amministrazione militare”.
Il timore della famiglia Altruda in sostanza è quello che si possa palesare un “potenziale (ma non astratto) conflitto d’interesse tra le esigenze dell’Amministrazione militare e le esigenze investigative dell’Autorità Giudiziaria al fine di poter scongiurare l’eventuale indebita conservazione delle informazioni raccolte”.
Con l’atto di denuncia i familiari del capitano Fabio Altruda chiedono che venga punito "chiunque risulti responsabile all'esito dell'indagine giudiziaria".
Le indagini sono del procuratore Paci e del sostituto Belvisi.