Mettersi in discussione è difficile. Lo so. Io ho imparato a farlo ma ho impiegato degli anni. Ho iniziato quando ho capito -realmente- che la possibilità di dover riveder alcune idee-posizioni-convinzioni non poteva che esser un valore aggiunto. Per me. Per la mia vita. Per le persone che mi stanno accanto.
Parlare bene non (solo) per difendersi ma per dialogare. Dialogare per comprendere. È sempre necessario, anche quando sei diritta. Emma Thompson, più che credibile, nel ruolo di Vostro Onore Fiona Maye dritta pare riesca ad esserlo, dentro e fuori l’aula. Sa sempre cosa e come decidere. Studia incessantemente. Non piange. Non ride. Non fa sesso. Il marito le parla, lei suona il piano. Il marito la provoca, lei lo mette alla porta. 
Fanno così le persone quando pensano di esser migliori di quel che sembrano. Credono di poter scegliere per sè e decidere per gli altri. Ma quel che sembra si rivela spesso esser quel che è. All’ennesima causa, Fiona crolla. Mostra la sua vulnerabilità. Sospende l’udienza e va in ospedale a trovare Adam. Minorenne, affetto da Leucemia, testimone di Geova, che ,insieme ai genitori, rifiuta le trasfusioni. Scelta insolita, perché come bene le ricorderà il ragazzo, in un successivo loro incontro, gli ospedali in presenza di minori sono sempre autorizzati a procedere. Più di ogni altro caso, Fiona, qui, entra in empatia. Canta. Si mette in discussione, finalmente. Piange. L’unico modo con cui chiedere scusa a se stessa. Alla madre mancata, quale ha scelto di essere. Alla donna ligia ma moglie assente.
NB. Il caso giudiziario attorno cui ruota il film richiama l’attenzione sul dibattito “diritto/religione”, lo tocca piano ed in maniera parimenti, però, motivo per cui ho scelto di non esprimermi in merito alla questione nè di diritto nè di morale. Lasciando allo spettatore, quindi, la possibilità di guardare-analizzare e scegliere se mettersi in discussione. 
Visione consigliatissima.