Illusionismo onirico di René Magritte

Illusionismo onirico di René Magritte

Per questo mese è stato molto complicato scegliere a cosa dedicare la sfaccettatura di cultura. Tutto sembra calzare a pennello e avere un senso. Allora per la legge del contrappasso, o forse per un sano masochismo, ho scelto qualcosa che un senso non ce l’ha quasi per definizione. Dunque, maggio sarà dedicato a uno degli autori più importanti del surrealismo in Belgio: René François Ghislain Magritte.

Ardua è stata la scelta tra le sue opere, non solo per la particolare affezione ad alcune di esse, ma anche per l’ostica decisione di cosa trasmettere. Tuttavia, a quest’ultima ho trovato una quasi radicale risposta: nella realtà non per forza tutto ha una motivazione o un significato, dunque nel surrealismo in contrapposizione a volte è celato ma c’è.

René François Ghislain Magritte

René Magritte nasce a Lessines in Belgio il 21 novembre del 1898. All’età di 12 anni si trasferisce con la famiglia a Chatelet. Un luogo che rimarrà nella memoria legato alla perdita della madre, poiché si tolse la vita gettandosi nel fiume Sambre.

Secondo alcune ricostruzione, purtroppo non verificabili, la madre sarebbe morta annegata con la testa avvolta dalla camicia da notte. Questa tragedia avrebbe segnato molto l’autore, tanto da far trasparire nelle sue opere il richiamo alla morte della madre, come ad esempio nei dipinti di Les amants o Le fantasticherie.

Per dimenticare e allontanare il dolore, la famiglia successivamente decide di trasferirsi nuovamente a Charleroi. Ormai cresciuto, Magritte comincia ad avvicinarsi al mondo dell’arte. Per questo motivo nel 1916 si iscrive all’Accademia reale di belle arti di Bruxelles. Ma soltanto nel periodo avanguardistico di metà secolo, l’artista fa i primi passi verso la pittura. Contaminato da influenze cubiste e futuriste inizia a dar sfogo al suo estro.

Tuttavia, la vera rivoluzione avviene quando sposa il movimento surrealista. Questa svolta artistica e fondamentale nella sua carriera, secondo lo stesso autore, era da indirizzarsi a Giorgio de Chirico. Infatti, rimasto stupito dal quadro Canto d’amore, nel quale riconosce un “taglio netto con le abitudini mentali di artisti prigionieri del talento, dei virtuosi e di tutti i piccoli estetismi consolidati”, decide di scardinare i costrutti mentali e adottare nelle sue opere, come de Chirico, “un nuovo modo di vedere”.

Nel 1925 entra a far parte ufficialmente nel gruppo surrealista di Bruxelles composto da Camille Goemans, Marcel Lecomte e Paul Nougé. A un certo punto della sua carriera, però, si accorge che il connotarsi di immagini e simboli non rappresenta più la realtà, ma ne crea una nuova: ossia qualcosa di più reale e profondo della stessa.

Dopo una breve esperienza a Parigi nel 1930, ritorna in Belgio. A quel periodo possiamo indirizzare la maggior parte dei suoi lavori: ossia 800 opere in totale tra tele e disegni. In quel momento mantiene i suoi rapporti con il gruppo surrealista belga, facendo diventare il proprio appartamento un luogo in cui si può ergere un connubio di irrealtà.

10 anni dopo, per scansare all’occupazione tedesca, si trasferisce al sud della Francia. Lì cambia nuovamente il suo stile avvicinandosi ad un modo di dipingere più impressionistico.

Ma a causa di un tumore al pancreas si spegnerà nel 1967 a Bruxelles.

Decalcomania

Magritte è uno dei pochissimi pittori che è riuscito nelle sue opere a ribaltare non solo la dimensione reale ma anche quella surreale. Il suo stile viene appellato illusionismo onirico, infatti, come in un sogno si viene catapultati nei suoi dipinti.

In essi ciò che vediamo è qualcosa di familiare, molto simile alla realtà poiché riprende le stesse forme e colori di essa, ma allo stesso tempo qualcosa improvvisamente irrompe la visuale. Solitamente a destare lo sguardo è un oggetto o un elemento appartenente alla vita quotidiana. Dunque, anche in quel caso vi è un richiamo al ricordo della realtà. Tuttavia, esso collocato nello spazio diventa estraneo a quel tipo di rappresentazione.

L’alone di mistero attorno alle sue opere è ciò che desta maggior stupore ed entusiasmo. Le sue opere hanno un ampio spettro di interpretazione. Le percezioni automatiche sono figli di una mente pigra, poiché Magritte vuole disingannare lo spettatore. Infatti, l’artista con le sue opere vuole eliminare in maniera sistematica l’immediatezza di una visione abitudinaria, che immedesima quella realtà nella propria.

In uno dei suoi ultimi dipinti Decalcomania, realizzato nel 1966, la percezione della realtà si capovolge. Il dipinto viene diviso in due parti, da un lato abbiamo una sagoma con una bombetta, che nella maggior parte dei casi rappresenta lo stesso autore e dall’altro abbiamo come elemento intrusivo una tenda. Ciò nonostante, la tenda proietta ciò che la sagoma vede, come visione dell’immaginario collettivo.

La cosa rivoluzionaria in questo dipinto è la trasposizione di una visuale occultata dalla presenza di un individuo sull’orizzonte, che tuttavia viene mostrata in contrasto allo stesso.

Il surrealismo di Magritte è unico nel suo genere. Con i suoi dipinti l’artista cerca di dare uno sguardo al mondo in maniera lucida, senza snaturare la realtà he lo circonda e che vuole rappresentare. Una scarpa può diventare nel suo allungamento delle dita dei piedi, mentre una mela può diventare un oggetto ingombrante in una stanza. La lotta alla fisica, alla ragione e a ciò che è razionale. Questo non significa, però, che ci sia posto per altre mere interpretazioni. Non c’è spazio per sogni né pulsioni, ma l’unico desiderio è “sentire il silenzio del mondo”.